Il santo martire Acacio

Commemorato il 7 maggio

Il Santo Martire Acacio, vissuto all' incirca nel III secolo, nacque in Cappadocia e fu centurione del reggimento Martesiano sotto l'ufficiale militare Fermo. Quando iniziò la persecuzione contro i cristiani per ordine dell'imperatore Massimiano Galerio (305-311), Fermo iniziò uno dopo l'altro a interrogare i suoi soldati sulla loro fede. Sant'Acacio allora si confessò fermamente e apertamente cristiano. Fermo, vedendo la fermezza di sant'Acacio, lo mandò dall'ufficiale militare più alto in comando, di nome Viviano. Viviano consegnò il santo a feroci torture. Dopo le torture lo misero in pesanti catene e lo rinchiusero in prigione. Qualche tempo dopo condussero il martire insieme ad altri prigionieri a Bisanzio, dal governatore. I soldati che li accompagnavano andavano veloci, senza mostrare pietà ai prigionieri, e Sant'Acacio si indebolì lungo il cammino per le ferite, e anche per le catene e per la fame e la sete. Quando finalmente si fermarono per la notte, Sant'Acacio rese grazie a Dio, per avergli concesso di soffrire per il Suo Santo Nome. Durante il tempo della preghiera il santo udì una voce dal cielo: "Sii valoroso, Acacio, e sii forte!". Questa voce fu udita anche dagli altri prigionieri, e molti di loro credettero in Cristo e cercarono il santo per istruirli e promuoverli nella fede cristiana. A Bisanzio misero il santo martire in regime di carcere duro, mentre gli altri prigionieri furono messi in condizioni meno severe. Ma di notte gli altri prigionieri vedevano apparire a sant'Acacio giovani radiosi che lo curavano, lavandogli le piaghe e portandogli da mangiare. Dopo sette giorni Viviano convocò di nuovo sant'Acacio davanti a sé e fu colpito dal suo aspetto fresco. Supponendo che la guardia carceraria per denaro avesse dato al prigioniero sia tregua che cibo, convocò la guardia per un severo interrogatorio. E non credendo alle sue risposte, Viviano fece picchiare duramente la guardia. Lo stesso sant'Acacio allora rispose a Viviano: "Il mio potere e la mia forza mi sono stati dati dal Signore Gesù Cristo, che ha guarito le mie ferite". Viviano in un delirio di rabbia diede ordine di percuotere il martire sul volto e di spaccargli i denti per le sue parole non richieste. Sforzandosi sempre di più di intensificare e prolungare il supplizio di sant'Acacio, Viviano lo inviò con una lettera al governatore Flaccino. Ma dopo aver letto la lettera, Flaccino si irritò perché Viviano aveva torturato così a lungo e così crudelmente un soldato che aveva il venerabile grado di centurione, e ordinò che senza ulteriore indugio decapitasse il martire. Sul luogo dell'esecuzione sant'Acacio alzò gli occhi al cielo, rendendo grazie a Dio per aver concesso di accettare la morte da martire per lui, e poi con una calma gioia depose la testa sotto la spada. Ciò avvenne nell'anno 303. Sotto Costantino il Grande le reliquie del santo martire Acacio riposarono a Costantinopoli in una chiesa eretta in suo onore, e successivamente furono trasferite in Calabria, nella città di Scillatio. Il santo martire Acacio aiuta particolarmente coloro che ricorrono a lui in preghiera nella lotta con la carne, come scoprì da lui stesso Sant'Epifanio, discepolo del folle in Cristo Sant' Andrea.