San Fozio, Patriarca di Costantinopoli

Commemorato il 6 febbraio

San Fozio, Patriarca di Costantinopoli, visse nel IX secolo, e proveniva da una famiglia di zelanti cristiani. Suo padre era morto martire in difesa delle icone sacre. San Fozio ricevette un'ottima educazione e, avendo rapporti familiari con la casa imperiale, occupò la carica di primo segretario di Stato al Senato. Dissero di lui i suoi contemporanei: "Si distinse così con scienza in quasi tutte le scienze profane, che si potesse giustamente tener conto della gloria del suo tempo e confrontarla con gli antichi". Il giovane successore al trono, Michele, e il futuro Illuminatore degli slavi, l'uguale agli apostoli Cirillo, ricevettero le scienze da lui. La profonda pietà cristiana protesse San Fozio dall'essere sedotto dal fascino della vita di corte: con tutta la sua anima bramava il monachesimo. Nell'857 il co-reggente con l'imperatore Michele, Barda, espulse il patriarca Ignazio dalla cattedrale di Costantinopoli. I vescovi, conoscendo la pietà e la vasta conoscenza di Fozio, ne informarono l'imperatore come uomo degno di occupare il trono arcipastorale. San Fozio con umiltà accettò la proposta. Nel corso di 6 giorni fu condotto attraverso le posizioni gerarchiche, e nel giorno della Natività di Cristo fu ordinato vescovo con elevazione al trono patriarcale. Ben presto però iniziò la discordia all'interno della Chiesa, fomentata dall'espulsione del patriarca Ignazio dalla cattedra. Nell'anno 861 fu convocato un Concilio per porre fine ai disordini, in cui si affermò la deposizione di Ignazio e l'affermazione di Fozio come patriarca. Papa Niccolò I, una creatura degli usurpatori Franco-Carolingi del trono di Roma, i cui inviati erano presenti a questo Concilio, sperava, affermando Fozio come patriarca, di subordinarlo al suo potere, ma non avendo ricevuto ciò che si aspettava, tradì Fozio con un anatema in un Concilio romano. Da quel momento iniziò per San Fozio, e durò fino alla fine della sua vita, la sua opposizione al bullismo papale e all'invasione della Chiesa ortodossa d'Oriente. Nell'864 la terra bulgara si convertì volontariamente al cristianesimo. Il principe bulgaro Boris fu battezzato come proposto, dallo stesso patriarca Fozio, dopo di che San Fozio inviò un arcivescovo e sacerdoti per il battesimo del popolo bulgaro, e nell'anno 865 i santi Cirillo e Metodio furono inviati per la predicazione di Cristo in lingua slava. Ma i partigiani del papa incitavano alla diffidenza dei bulgari verso i predicatori della Chiesa orientale. La situazione disastrosa in Bulgaria a causa di un'invasione dei tedeschi li costrinse a cercare aiuto in Occidente, e il principe bulgaro si rivolse al papa con la richiesta di inviare i suoi vescovi. Arrivati ​​in Bulgaria, i legati pontifici iniziarono attivamente ad affermarvi insegnamenti e usi latini al posto degli ortodossi. San Fozio, essendo un fermo difensore della verità e denunciatore della menzogna, informò la Chiesa d'Oriente per mezzo di una lettera circolare sugli atti del papa, indicando che l'allontanamento della Chiesa romana dalla sua antica ortodossia non era solo nei rituali, ma anche nella confessione di fede. Fu convocato un Consiglio, che censurava l'arroganza dell'Occidente. Nell'867 Basilio il Macedone si impadronì del trono imperiale, dopo aver assassinato l'imperatore Michele. San Fozio denunciò l'assassino e non gli permise di partecipare ai Santi Misteri di Cristo. Per questo fu destituito dal trono patriarcale e rinchiuso in un monastero sotto scorta. Al suo posto fu nuovamente messo il patriarca Ignazio. Fu convocato un Concilio per un'indagine sulla condotta di san Fozio: questo Concilio fu fatto con la partecipazione dei legati pontifici, i quali chiesero al Concilio la firma di un documento sulla subordinazione incondizionata di tutta la Chiesa al giudizio del papa. I vescovi orientali, non d'accordo con questo, entrarono in discussione con i legati. Convocato al Concilio, san Fozio rispose con il silenzio a tutte le accuse dei legati, e solo alla domanda dei giudici se volesse pentirsi, rispose: "Perché vi considerate giudici?" Gli oppositori di Fozio dopo lunghe controversie ottennero la vittoria e, essendo il loro giudizio infondato, pronunciarono un anatema sul patriarca Fozio e sui vescovi che lo difendevano. Il santo fu mandato in prigione per 7 anni e, con la sua stessa testimonianza, "ringraziò il Signore, per aver sopportato pazientemente i suoi giudici...". Durante questo periodo il clero latino fu espulso dalla Bulgaria a causa dell'arroganza del papa, e il patriarca Ignazio vi mandò i suoi vescovi. Nel 679, dopo la morte del patriarca Ignazio, vi fu convocato un Concilio (molti padri della Chiesa lo chiamano l'Ottavo Ecumenico), e ancora San Fozio fu riconosciuto come legittimo pastore della Chiesa. Papa Giovanni VIII, l' ultimo Papa Ortodosso di Roma, conoscendo personalmente Fozio, attraverso i suoi inviati dichiarò al Concilio l'annullamento di tutte le precedenti decisioni papali su Fozio. Il Concilio riconobbe l'inalterabile invariabilità del Credo Niceo-Costantinopolitano, rifiutando la distorsione latina ("filioque"), e riconobbe l'indipendenza e l'uguaglianza di entrambi i troni e di entrambe le Chiese (occidentale e orientale). Il Consiglio decise di abolire in Bulgaria usi e rituali ecclesiastici introdotti dai Latini, che vi posero fine al loro governo. Sotto il successore dell'imperatore Basilio, Leone, san Fozio subì nuovamente false denunce, essendo accusato di parlare contro l'imperatore. Deposto nuovamente dalla sua cattedra nell'anno 886, il santo terminò i suoi giorni nel monastero di Armoneia nell'891. La Chiesa ortodossa venera san Fozio come zelante difensore dell'Oriente ortodosso dal dominio del papa e come teologo, lasciando dietro di sé varie opere, esponendo gli errori dei latini, confutando varie eresie, spiegando la Sacra Scrittura ed esplorando vari argomenti della fede. Il Santo Patriarca Fozio viene ricordato cone difensore dell' Ortodossia dall' usurpazione dei Franco-Carolingi che purtroppo sono riusciti ad usurpare il trono ortodosso di Roma, allontanando il patriarcato di Roma, un tempo il "primo tra pari" dei patriarcati, dalla Fede Ortodossa. L' ultimo papa ortodosso di Roma fu Giovanni VIII, che guidò la resistenza del gregge ortodosso contro gli usurpatori Franchi; fu avvelenato, ma siccome non moriva fu finito a colpi di ascia.