Il monaco Giovanni Cassiano il Romano


Commemorato il 29 febbraio

Il monaco Giovanni Cassiano il Romano, per quanto riguarda il luogo di nascita e la lingua in cui scriveva, apparteneva all'Occidente, ma la patria spirituale del santo fu sempre l'Oriente ortodosso. Giovanni accettò il monachesimo nel monastero di Betlemme, situato in un luogo non lontano da dove nacque il Salvatore. Dopo un soggiorno di due anni nel monastero, nell'anno 390 il monaco insieme al suo fratello spirituale Germano viaggiò per sette anni attraverso i monasteri selvaggi della Tebaide, attingendo all'esperienza spirituale di innumerevoli asceti. Ritornati per un breve periodo a Betlemme nel 397, i fratelli spirituali praticarono l'ascetismo per tre anni in completa solitudine, ma poi partirono per Costantinopoli, dove si occuparono di san Giovanni Crisostomo. Il monaco Cassiano fu ordinato presbitero nella sua terra natale. A Massilia (Marsiglia) in Gallia (ora Francia) fondò per la prima volta due monasteri cenobitici (vita in comune), uno maschile e uno femminile, secondo l'ordine delle regole monastiche del monachesimo orientale. Su richiesta del vescovo Castore di Aptia Julia (in Gallia Narbonensis), il monaco Cassiano scrisse negli anni 417-419 dodici libri intitolati "De Institutis Coenobiorum" ("Sulle direttive della vita cenobitica") ispirati ai monaci palestinesi ed egiziani e che comprendono dieci colloqui con i padri del deserto, per fornire ai suoi connazionali esempi di monasteri di vita comune (cenobitica) e familiarizzarli con lo spirito dell'ascesi dell'Oriente ortodosso. Nel primo libro del “De Institutis Coenobiorum” il discorso riguarda l'aspetto esteriore del monaco, nel secondo si parla dei salmi e delle preghiere notturne, nel terzo delle orazioni diurne e dei salmi, nel quarto della rinuncia al mondo, e negli otto libri rimanenti degli otto peccati principali. Nei colloqui dei padri San Cassiano come guida nell'ascesi parla dello scopo della vita, del discernimento spirituale, dei gradi di rinuncia al mondo, delle passioni della carne e dello spirito, degli otto peccati, delle difficoltà dei giusti e sulla preghiera. Negli anni successivi, il monaco Cassiano descrisse altri quattordici (anzi ventiquattro) "Conversazioni dei Padri" (le "Collationes Patrum"): sulla perfezione dell'amore, sulla purezza, sull'aiuto di Dio, sulla comprensione della Scrittura, sui doni di Dio, sull'amicizia, sull'uso del linguaggio, sui quattro livelli del monachesimo, sulla vita eremitica solitaria e sulla vita comune cenobitica, sul pentimento, sul digiuno, sulle meditazioni notturne, sulla mortificazione spirituale, a quest'ultimo viene dato il titolo esplicativo "Non voglio, eppure questo faccio". Nell'anno 431 San Giovanni Cassiano scrisse la sua ultima opera, il "Contro Nestorio" ("De incarnationem Domini contra Nestorium" - letteralmente "Sull'Incarnazione del Signore, contro Nestorio"). In esso raccoglieva contro l'eresia i pareri di censura di molti maestri orientali e occidentali. Nelle sue opere il monaco Cassiano si fondava sull'esperienza spirituale degli asceti, meritando l'ammirazione del beato Agostino (Comm. 15 giugno), secondo cui «la grazia è tanto meno difendibile con parole pompose e contese loquaci, con sillogismi dialettici e eloquenza di Cicerone". Nelle parole del monaco Giovanni della Scala (Climaco, commemorato 30 marzo), "il grande Cassiano discerne in modo elevato e molto eccellente". San Giovanni Cassiano il Romano riposò pacificamente nell'anno 435.


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