Santa Maria d' Egitto

Commemorata la quinta domenica della Grande Quaresima e il 1 aprile

In un certo monastero palestinese alla periferia di Cesarea viveva un santo monaco, Zosima. Avendo abitato nel monastero fin dall' infanzia, vi ascetizzò fino all'età di 53 anni, quando fu turbato dal pensiero: "Si può trovare in tutto il deserto più lontano qualche persona santa che mi sorpassi nella sobrietà spirituale e nelle azioni?". Aveva appena pensato questo, quando un angelo del Signore gli apparve e gli disse: "Tu, Zosima, secondo i criteri umani hai ascetizzato non male, ma tra gli uomini non c' è nessun giusto (Rm 3, 10). Così che tu puoi renderti conto, quanti ce ne sono di altri e di forme superiori di salvezza, esci da questo monastero, come Abramo dalla casa di suo padre (Gen 12,1), e va al monastero situato presso il Giordano». Abba Zosima lasciò subito il monastero e seguendo dietro l'Angelo si recò al monastero del Giordano e vi si stabilì. Qui vide gli anziani, veramente raggianti nei loro sforzi. E Abba Zosima cominciò ad imitare i santi monaci nell'attività spirituale. Così passò molto tempo e si avvicinò la santa Quaresima. Nel monastero esisteva un' usanza, a causa della quale anche Dio aveva condotto lì il monaco Zosima. La prima domenica (cioè la domenica del perdono) che iniziava la Grande Quaresima l'igumeno serviva la Divina liturgia, tutti comunicavano al Purissimo Corpo e Sangue di Cristo, consumavano un piccolo pasto e poi si riunivano di nuovo in chiesa. Dopo aver fatto la preghiera e un dovuto numero di prostrazioni, gli anziani, dopo aver chiesto perdono l' un l'altro, ricevevano la benedizione dall'igumeno e durante il canto comune del Salmo "Il Signore è la mia luce e il mio Salvatore: di chi avrò paura? Il Signore è difensore della mia vita: di cosa avrò paura?" (Sal 26 [27]: 1), aprivano la porta del monastero e se ne andavano nel deserto. Ciascuno di loro portava con sé una modesta quantità di cibo, come necessario, mentre alcuni invece non portavano nulla nel deserto e si nutrivano di radici. I monaci andavano oltre il Giordano e si sparpagliavano il più lontano possibile, perché nessuno potesse vedere come gli altri digiunassero o ascetizzassero. Quando la Grande Quaresima volgeva al termine, i monaci tornavano al monastero la domenica delle Palme con il frutto del loro lavoro (Rm 6, 21-22), dopo aver messo alla prova la propria coscienza (1 Pt 3, 16). E a questo proposito, nessuno chiedeva nulla, come qualcuno che avesse faticato o fatto la sua fatica. E quell' anno anche Abba Zosima, secondo l'usanza del monastero, andò oltre il Giordano. Voleva andare in profondità nel deserto, in modo da trovarvi santi e grandi anziani, che si salvassero lì e pregassero per il mondo. Andò nel deserto per 20 giorni e poi, quando cantò i Salmi dell' Ora sesta e fece le solite preghiere, improvvisamente alla sua destra apparve come se fosse l'ombra di una forma umana. Si spaventò, pensando che potesse essere un'apparizione demoniaca, ma poi fattosi il segno della croce, mise da parte il timore e terminata la sua preghiera, si voltò verso il lato dell' ombra e vide attraversare il deserto una nuda forma umana, il cui corpo era nero per il sole cocente, e i capelli corti e sbiaditi erano imbiancati, come il vello di una pecora. Abba Zosima si rallegrò, poiché in tutti questi giorni non aveva visto alcun essere vivente, e subito si voltò verso la sua destra. Ma proprio quando l'abitante del deserto nudo vide avvicinarsi Zosima, tentò immediatamente di fuggire da lui. Abba Zosima, dimenticando i dolori dell'età e della fatica, affrettò il passo. Ma presto vedendo l'impossibilità di prendere il sopravvento, si fermò e si mise a supplicare in lacrime l'asceta che se ne andava: "Perché, salvandoti in questo deserto, fuggi da me, anziano peccatore? Avvicinati a me, sebbene io sia incapace e indegno, e concedimi la tua santa preghiera e benedizione, per amore del Signore, che mai ha disdegnato nessuno». Lo straniero, senza voltarsi, gli gridò: "Scusa, abba Zosima, ma non posso voltarmi e mostrarti il ​​mio volto: perché io sono una donna, e come tu vedrai, non c'è su di me nessun vestito per la copertura della nudità del corpo. Ma se vuoi pregare per me, peccatore grande e doloroso, getta il tuo stesso mantello per coprirmi, e allora potrò avvicinarmi a te per la benedizione". “Non mi conoscerebbe per nome, se non che per santità e opere sconosciute ha acquisito dal Signore il dono della perspicacia”, percepiva Abba Zosima, e procedeva ad esaudire quanto gli era stato chiesto. Coperta dal mantello, l'asceta si rivolse a Zosima: "Perché credi, abba Zosima, di parlare con me, donna peccatrice e insensata? Che vuoi imparare da me, che non risparmiando forza hai operato tali sforzi?" Egli però, piegatosi sulle ginocchia, le chiese la benedizione. A questo punto anche lei si chinò davanti a lui, e per lungo tempo ambedue implorarono l' un l'altro: "Benedici". Alla fine l'asceta disse: "Abba Zosima, sta a te benedire e fare la preghiera, poiché sei onorato della dignità di presbitero e per molti anni, stando davanti all'altare di Cristo, hai offerto al Signore i Santi doni". Queste parole spaventarono ancora di più il monaco Zosima. Con un profondo sussulto le rispose: "O madre spirituale! Chiaramente di noi due sei la più vicina a Dio e mortificata a questo mondo. Mi hai conosciuto per nome e mi hai chiamato sacerdote, non avendomi mai visto prima. Spetta a te dunque benedirmi, per amore del Signore». Cedendo infine all'ostinazione di Zosima, la madre disse: "Benedetto è Dio, che vuole la salvezza di tutta l'umanità". Abba Zosima rispose: "Amen", e si alzarono da terra. L'asceta disse ancora all'anziano: "Perché sei venuto, padre, da me peccatrice, priva di ogni virtù? Apparentemente, inoltre, la grazia dello Spirito Santo ti ha guidato a farmi un servizio necessario all'anima mia. Ma prima dimmi, Abba, come ora vivono i cristiani, come ora prosperano e prosperano i Santi della Chiesa di Dio?" Abba Zosima le rispose: «Con le tue sante preghiere Dio ha concesso alla Chiesa e a tutti noi una pace effettiva. Ma tu che hai ascoltato la supplica di un anziano indegno, madre mia, di aver pregato a causa di Dio per tutto il mondo e per me peccatore, non mi sia vano questo incontro nel deserto». Rispose la santa asceta: «Ti conviene, Abba Zosima, che sei di grado sacerdotale, pregare per me e per tutti. Perché anche questa era la dignità che ti è stata conferita: obbedienza alla Verità e alla purezza del cuore». Detto così, la santa si volse verso oriente, e dopo aver alzato gli occhi e levate le mani al Cielo, si mise a pregare sottovoce. L'anziano vide come stava in aria a un cubito da terra. Vedendo questa visione meravigliosa, Zosima si gettò prostrato, pregando con fervore e non osando dire altro che "Signore, abbi pietà!" Il pensiero entrò nella sua anima: una premonizione se questo potesse portarlo in tentazione? L' asceta, voltatosi, lo sollevò da terra e gli disse: "Perché le riflessioni ti turbano tanto, Abba Zosima? Io non sono un'apparizione, sono una donna peccatrice e indegna, sebbene custodita anche dal santo Battesimo". Detto questo, si segnò con il Segno della Croce. Vedendo e udendo ciò, l'anziano cadde con le lacrime ai piedi della donna asceta: «Ti prego, per Cristo nostro Dio, non nascondermi la tua vita ascetica, ma raccontala tutta, perché sia ​​manifestata alla maestà di Dio. Perciò credo per il Signore, mio ​​Dio, per il quale anche tu vivi, che per questo sono stato mandato nel deserto, affinché tutte le tue opere ascetiche siano manifestate al mondo». E la santa asceta rispose: "Mi affligge, padre, riferirti l'impudicizia delle mie azioni. Allora potresti fuggire da me, distogliendo gli occhi e le orecchie, come fanno quelli che fuggono la vipera velenosa. Ma io le dirò tutto te, padre, non tacendo nulla dei miei peccati, per quanto io ti esorto, non cessare di pregare per me peccatrice, affinché io sia rivestita di franchezza per il giorno del giudizio. Sono nata in Egitto ed essendo i miei genitori essendo ancora vivi, quando ero una ragazza di dodici anni, li ho lasciati e sono andata ad Alessandria. Lì persi la castità e mi abbandonai a una fornicazione sfrenata e insaziabile. Per più di diciassette anni mi sono sbizzarrita e ho fatto tutto gratis. Il fatto che non prendessi soldi non avveniva perché ero ricco. Vivevo in povertà e lavoravo in un filatoio. Pensavo che tutto il senso della vita consistesse nel soddisfare la concupiscenza carnale. Vivendo una vita simile, una volta vidi una folla di persone, dalla Libia e dall' Egitto, dirigersi verso il mare, per salpare verso Gerusalemme per la festa dell' Esaltazione della Santa Croce. Anch' io volevo navigare con loro. Ma non per Gerusalemme e non per la festa, ma semplicemente padre, perché ci sarebbero state più persone con cui indulgere alla depravazione. E così mi sono imbarcata sulla nave. Ora padre, credimi, sono molto stupita, che il mare abbia tollerato la mia sfrenatezza e fornicazione, che la terra non abbia aperto la sua bocca e non mi abbia portata vivoa all' inferno, così allettata di perdere un'anima... Ma evidentemente, Dio ha voluto il mio pentimento, non la morte del peccatore, con pazienza e pazienza in attesa della mia conversione. Così sono arrivata a Gerusalemme e tutti i giorni prima della festa sono stati proprio come sulla nave, trascorsi in cose oscene. Quando giunse la santa festa dell' Esaltazione della Venerabile Croce del Signore, andai come prima, per tentare le anime dei giovani a peccare. Avendo visto che tutti molto presto si stavano dirigendo verso la chiesa, nella quale era situato il Legno Vivificante, andai con tutti e andai nella zona del portico della chiesa. Quando si avvicinava l' ora della Santa Elevazione, volevo entrare in chiesa con tutto il popolo. Con grande sforzo spingendomi verso le porte, io disgraziata che ero, tentai di infilarmi dentro. Ma benché io fossi salita sulla soglia, fu come se una forza di Dio mi trattenesse, impedendomi di entrare, e mi scaraventasse lontano dalle porte, mentre in mezzo a ciò tutto il popolo entrava senza impedimenti. Ho pensato che forse, era per debolezza femminile che non ero in grado di farmi strada tra la folla, e ancora una volta ho tentato di spingere da parte le persone e spingermi verso le porte. Per quanto ci provassi, non potevo entrare. Proprio quando i miei piedi toccavano la soglia della chiesa, fui fermata. La chiesa fece entrare tutti gli altri, a nessun altro fu impedito di entrare, mentre solo a me, quella disgraziata che ero non fu permesso di entrare. Così andò per tre o quattro volte. La mia forza era esaurita. Me ne andai e mi fermai in un angolo del portico della chiesa. Qui capiì che erano i miei peccati a impedirmi di vedere il Legno Vivificante, la grazia del Signore poi toccò il mio cuore, piansi amaramente e nel pentimento cominciai a battermi sul petto. Alzando verso il Signore gemiti dal profondo del mio cuore, vidi davanti a me un' icona della Santissima Madre di Dio e ad essa mi rivolsi con la preghiera: "O Signora Vergine, avendo partorito nella carne Dio il Verbo! Lo so che sono indegna di guardare la tua icona. Sarebbe meglio per me, odiosa figlia prodiga, essere scacciata dalla tua purezza e essere per te un abominio, ma so anche questo, che è stato per questo anche che Dio si è fatto uomo, per chiamare i peccatori al pentimento. Aiutami, o Purissima, che mi sia permesso di entrare nella chiesa. Impediscimi di non contemplare il legno, sul quale nella carne era il Signore crocifisso, versando il suo sangue innocente anche per me peccatore, per liberarmi dal peccato. Tu comandi, o Signora, che mi si aprano le porte della Santa Venerazione della Croce. Sii per me la guida ardente verso Lui nato da Te. Ti prometto da questo momento di non contaminarmi più con alcun tipo di contaminazione carnale, ma appena vedrò l Legno della Croce di tuo Figlio, mi staccherò subito dal mondo e andrò dove tu come guida mi guiderai". E quando ebbi pregato così, sentii improvvisamente che la mia preghiera era stata esaudita. Con umiltà di fede, confidando nella compassionevole Madre di Dio, mi unii di nuovo a coloro che entravano nella chiesa, e nessuno mi respingeva o mi impediva di entrare. Andai avanti con timore e tremore, finché non raggiunsi le porte e fui fatta degna di contemplare la Croce del Signore che crea la vita. Così anch'io percepii i misteri di Dio, e che Dio è pronto ad accogliere il pentimenro. Mi chinai a terra, pregai, baciai le cose sante ed uscii dalla chiesa, e mi affrettai di nuovo a stare davanti alla mia guida, la Madre di Dio, dove avevo fatto il mio voto. Piegandomi in ginocchio davanti all'icona, pregai così davanti ad essa: "O nostra amata Signora Madre di Dio! Non hai respinto la mia preghiera come indegna. Gloria a Dio, che accetta attraverso di Te il pentimento dei peccatori. È giunto il momento per me di adempiere la promessa, in cui Tu eri la Guida. Pertanto ora, o Signora, guidami sulla via del pentimento». E con ciò, non avendo neppure terminato la mia preghiera, udii una voce, come se parlasse da lontano: "Se oltrepasserai il Giordano, là troverai la beata tregua". Credetti subito che questa voce fosse per causa mia, e piangendo gridai alla Madre di Dio: "Signora, signora, non abbandonarmi, peccatrice contaminata che sono, ma aiutami", e subito uscii dal portico della chiesa e proseguii. Un certo uomo mi diede tre monete di denaro. Con loro mi comprai tre pani e dal mercante imparai la via del Giordano. In partenza mi recai nella chiesa di San Giovanni Battista presso il Giordano. Dopo aver fatto le prostrazioni davanti a tutto nella chiesa, scesi immediatamente al Giordano e mi lavai la faccia e le mani con la sua acqua. Poi in questo stesso tempio di San Giovanni il Precursore comunicai i misteri vitali di Cristo, mangiai metà di uno dei miei pani, bevvi l' acqua dal santo Giordano e lì dormii la notte per terra in chiesa. Al mattino trovai non lontano una piccola imbarcazione, e la usai per attraversare il fiume fino alla sponda opposta, e di nuovo pregai la mia guida, che mi guidasse come le piacesse. E subito venni in questo deserto». Abba Zosima chiese alla santa: "Quanti anni sono, madre mia, da quando ti sei stabilita in questo deserto?" – “Penso," rispose lei, " che siano passati 47 anni, da quando venni qui dalla Città Santa”. Abba Zosima chiese ancora: "Che cosa hai o che cosa trovi qui di cibo, madre mia?" E lei rispose: "Avevo con me due pani e mezzo quando attraversai il Giordano, a poco a poco si seccarono e si indurirono, e mangiando a poco a poco, per molti anni ne ho mangiati". Di nuovo Abba Zosima chiese: "È possibile che tu sia sopravvissuta per tanti anni senza una malattia? E non hai ricevuto tentazioni da suggestioni e lusinghe inaspettate?" – “Credimi, Abba Zosima," rispose la santa, "ho passato 17 anni in questo deserto, letteralmente come con le belve ho lottato con i miei pensieri... Quando ho iniziato a mangiare il pane, è subito venuto il pensiero della carne e pesce, verso il quale tanto fui attratta in Egitto. Desideravo anche il vino, poiché ne bevevo molto quando ero nel mondo. Qui infatti, non avendo spesso acqua e cibo semplici, soffrivo ferocemente di sete e fame. Sopportai mali ancora più forti: venni impossessata dal desiderio di canti osceni, mi parve di udirli, turbando il mio cuore e il mio udito, piangendo e percuotendomi sul petto, mi ricordai allora delle promesse che avevo fatto, andando nel deserto, che avevo dato davanti all'icona della Santissima Madre di Dio, mia Guida, e io piangevo, implorando che i pensieri che laceravano la mia anima fossero scacciati. Quando il pentimento fu perfezionato nella misura della preghiera e del pianto, vidi da me un Luce radiosa, e poi al posto della tempesta seguì una grande quiete. I pensieri prodighi, scusa, Abba, come te li confesserò? Il fuoco della passione ardeva nel mio cuore e bruciava su di me, eccitando la lussuria. All' apparizione dei pensieri maledetti mi gettai a terra e letteralmente vidi, che davanti a me stava la Santissima Guida, Lei stessa, ed Ella mi avrebbe giudicato per aver trasgredito i miei voti dati. Così non mi alzai, giacendo a faccia in giù per terra giorno e notte, finché non fu fatto il pentimento e quella luce benedetta mi circondò, disperdendo i cattivi turbamenti e pensieri. Così ho vissuto in questo deserto per i primi diciassette anni. Oscurità dopo oscurità, miseria dopo miseria mi circondavano, peccatrice. Ma da allora fino ad oggi la Madre di Dio, mia Soccorritrice, mi guida in tutto». Abba Zosima chiese di nuovo: "Come mai per te non c'è bisogno né di cibo, né di vestiario?" Ella rispose: "Il mio pane finì, come ho detto, in quei diciassette anni. Dopo di che cominciai a mangiare le radici e ciò che si può trovare nel deserto. La veste, che era su di me quando passai il Giordano, molto tempo fa si sbriciolò e si sfaldò, e allora ebbi molto da sopportare e da soffrire sia per la calura estiva, quando la calura ardente mi cadevs addosso, sia per l' inverno, quando tremavo per il freddo, giacendo sulla terra come morta. Quante volte in incommensurabile lotta ho abitato con varie sventure, sventure e tentazioni. Ma da allora fino ai giorni nostri la potenza di Dio in modi sconosciuti e molteplici ha vegliato sulla mia anima peccatrice e umile. Sono stato nutrita e coperta dall' espressione di Dio, che comprende tutti (Dt 8, 3), poiché non è di solo pane che vive l'uomo, ma di ogni parola di Dio (Mt 4, 4, Lc. 4, 4), e non avendo la protezione delle rocce di cui rivestirsi (Gb 24, 8), se si spogliano dell' abito del peccato (col. 3:9). Quando mi sono ricordata da quale male e da quali peccati il ​​Signore mi ha liberato, ho trovato in questo cibo inesauribile». Quando Abba Zosima seppe che la santa asceta parlava a memoria dalla Sacra Scrittura, dai Libri di Mosè e di Giobbe e dai Salmi di Davide, chiese allora alla Monaca: «Dove, madre mia, hai imparato i Salmi e altri libri?" Sorrise sentendo questa domanda, e rispose così: "Credimi, o uomo di Dio, non ho visto nessun essere umano, oltre a te, da quando ho attraversato il Giordano. Non sono mai stata istruita sui libri, né ascoltata al canto in chiesa, né agli studi divini. Forse è che il Verbo stesso di Dio, il Vivente e Creatore di tutto, insegna all'uomo tutto ciò che è intelligibile (Col 3, 16; 2 Pt 1, 21; 1 Ts 2, 13. Tuttavia, abbastanza ancora, ti ho confessato tutta la mia vita, ma il punto con cui ho iniziato lo finisco anche: te lo scongiuro per l'Incarnazione di Dio Verbo, santo Abba, prega per me grande peccatrice. E ti ordino inoltre per il Salvatore, nostro Signore Gesù Cristo, che tutto ciò che hai udito da me non sia detto a nessuno fino a quando Dio mi toglierà dalla terra. E adempi anche questo, che io ti dico qui. Fra un anno, durante la Grande Quaresima, non attraversare il Giordano, come dice l'usanza del tuo monastero». Ancora una volta Abba Zosima si meravigliò, che la pratica del suo monastero fosse nota alla santa donna asceta, sebbene davanti a lei non avesse accennato né detto nulla di ciò. "Rimani, Abba, - continuò la Monaca, - al monastero. Inoltre, se intendi uscire dal monastero, non potrai... E quando verrà il santo Giovedì Grande con il mistero sacramentale dell'Ultima Cena del Signore, metti in un vaso santo il Corpo Vivificante e il Sangue di Cristo nostro Dio e portami i Santi Misteri. E all'abate Giovanni, igumeno della vostra comunità monastica, di' così: abbi cura di te stesso e del tuo gregge (At 20, 23; 1 Tm 4, 16). Desidero però che tu non dica questo a lui ora, ma quando il Signore lo indicherà». Detto così e dopo aver chiesto ancora una volta la sua preghiera, la santa si voltò e se ne andò nelle profondità del deserto. Per un anno intero il monaco Zosima rimase in silenzio, non osando rivelare l'apparizione, e pregò diligentemente che il Signore gli concedesse di vedere ancora una volta la santa asceta. Quando di nuovo seguì la prima settimana della santa Grande Quaresima, il monaco Zosima, a causa della malattia, fu costretto a rimanere nel monastero. Poi si ricordò delle parole profetiche della santa, che non avrebbe potuto uscire dal monastero. Dopo alcuni giorni il monaco Zosima fu guarito dalla sua infermità, ma rimase tutto il tempo fino alla Settimana della Passione al monastero. Si avvicinò il giorno del ricordo dell'Ultima Cena. E allora Abba Zosima adempì quanto gli era stato comandato: in tarda serata emerse dal monastero verso il Giordano e si sedette sulla sponda del fiume in attesa. La santa pareva tardare, e Abba Zosima pregò Dio che non lo privasse dell'incontro con la donna asceta. Alla fine venne la madre Maria e si fermò sull'altra sponda del fiume. Gioioso, il monaco Zosima si alzò e glorificò Dio. Ma allora gli venne il pensiero: come avrebbe potuto attraversare il Giordano senza una barca? Ma la santa, con il segno della croce che attraversava il Giordano, si fece rapidamente strada sull'acqua. Quando l'anziano volle prostrarsi davanti a lei, glielo proibì, gridando dal mezzo del fiume: "Che fai, Abba? Tu sei un sacerdote, portatore dei grandi Misteri di Dio". Dopo aver attraversato il fiume, la santa disse ad abba Zosima: "Benedicimi, padre". Le rispose però con tremore, stupito per la visione meravigliosa: "Veramente Dio non è falso, nel promettere di paragonare a Lui tutti i purificati, per quanto ciò sia possibile con i morti. Gloria a te, o Cristo nostro Dio, che hai mostrato a me per mezzo della tua santa serva, quanto sono lontano dalla misura della perfezione». Dopo questo la santa gli chiese di recitare sia il Simbolo della Fede ( il "Credo" ) che il "Padre nostro". Al termine delle preghiere, e dopo aver comunica ai tremendi e Sacri Misteri di Cristo, alzò le mani al cielo e pronunciò la preghiera di san Simeone: «Signore, ora lascia che il tuo servo parta in pace, perché i miei occhi hanno visto la tua salvezza». Poi di nuovo la santa si voltò verso l'anziano e disse: "Ti prego, abba, esaudisci per me un'altra richiesta. Va' ora al tuo monastero, e tra un anno vieni in quel ruscello asciutto dove abbiamo parlato la prima volta". . "Se solo mi fosse possibile, - rispose abba Zosima, - seguirti costantemente, per vedere la tua santità!" La santa nuovamente supplicò l'anziano: "Prega, per l'amor del Signore, prega per me e ricorda il mio dolore". E dopo aver segnato il Giordano con il segno della croce, come prima passò sull'acqua e scomparve nell'oscurità del deserto. L'anziano Zosima tornò al monastero con gioia e tremore spirituale, ma in una cosa si rimproverò di non aver chiesto il nome della madre. Ma sperava che l'anno successivo finalmente imparasse anche il suo nome. Passò un anno e Abba Zosima tornò nel deserto. Pregando, giunse al torrente in secca, sul lato orientale del quale vide la santa donna asceta. Giaceva morta, con le braccia incrociate sul petto, come si conviene, e il suo viso era rivolto a oriente. Abba Zosima le lavò con le lacrime i piedi, non osando toccarne il corpo, per lungo tempo pianse sull'asceta defunta e cominciò a cantare i Salmi come si conviene al dolore per la morte dei giusti, e recitando le preghiere funebri. Ma aveva dei dubbi, se dovesse piacere alla santa, che la seppellisse. Aveva appena pensato questo, quando vide ciò che era tracciato presso il suo capo: "Abba Zosima, seppellisci in questo luogo il corpo dell'umile Maria. Restituisci polvere alla polvere. Prega il Signore per me, dopo aver riposato il mese di aprile il primo giorno, la notte stessa delle sofferenze salvifiche di Cristo, dopo la comunione della Divina Ultima Cena». Dopo aver letto questa iscrizione, l'abate Zosima rimase dapprima stupito, chi avrebbe potuto farlo, poiché l'asceta stessa era illetterata. Ma fu felice di apprendere finalmente il suo nome. Abba Zosima si rese conto che la madre Maria, dopo aver comunicato ai santi misteri al Giordano, aveva istantaneamente fatto il suo viaggio lontano nel deserto, che lui, Zosima, aveva impiegato venti giorni per attraversare, e subito era spirata al Signore. Glorificando Dio e dopo aver lavato con le sue lacrime la terra e il corpo della madre Maria, Abba Zosima si disse: "È già tempo, anziano Zosima, di adempiere ciò che ti è stato comandato. Ma come puoi, disgraziato, scavare la fossa senza avere niente nelle tue mani?" Detto questo, vide non lontano nel deserto un pezzo di legno abbandonato, lo prese e cominciò a scavare. Ma il terreno era molto asciutto, e non poteva scavarlo molto, e madido di sudore non poteva fare di più. Alzatosi, l'abate Zosima vide sul corpo della monaca Maria un enorme leone, che le leccò i piedi. Il terrore colse l'anziano, ma si firmò con il Segno della Croce, credendo che sarebbe rimasto illeso attraverso le preghiere della santa donna asceta. Allora il leone cominciò ad accarezzare l'anziano, e Abba Zosima, incoraggiato nello spirito, comandò al leone di scavare la fossa, per deporre sulla terra il corpo di Santa Maria. Alle sue parole il leone con le zampe scavò una fossa, in cui fu sepolto il corpo della monaca. Eseguiti i loro ordini, ciascuno andò per la propria strada: il leone – nel deserto, e Abba Zosima – al monastero, benedicendo e lodando Cristo nostro Dio. Giunto al monastero, Abba Zosima riferì ai monaci e all'igumeno ciò che aveva visto e udito dalla santa Maria. Tutti rimasero stupiti, sentendo parlare della grandezza di Dio, e con timore, fede e amore lo stabilirono per fare memoria della santa Maria e per onorare il giorno del suo riposo. Abba Giovanni, l'igumeno del monastero, alle parole della santa Maria, e con l'aiuto di Dio corresse al monastero le cose che erano necessarie. Abba Zosima, vivendo una vita ancora più gradita a Dio nel monastero e raggiungendo quasi cento anni di età, vi terminò la sua vita temporale e passò alla vita eterna. E così ci è pervenuto questo meraviglioso racconto sulla vita della madre Maria d'Egitto, tramandata attraverso gli antichi asceti del famoso monastero del santo Precursore e battista del Signore Giovanni, situato al Giordano. Il racconto in un primo momento non fu scritto da loro, ma fu riverentemente trasmesso dai santi anziani agli insegnanti e ai loro studenti. «Io però – dice san Sofronio, arcivescovo di Gerusalemme (Comm. 11 marzo), primo trascrittore della Vita, – ciò che a mia volta ho ricevuto dai santi padri, l'ho affidato tutto al racconto scritto". "Possa Dio, operando grandi miracoli e concedendo grandi doni a tutti coloro che si rivolgono a Lui con fede, ricompensare anche coloro che onorano e ascoltano e chi trasmette questo racconto, e ci conceda una parte benedetta insieme alla Beata Maria d'Egitto e con tutti i santi, graditi a Dio con il loro pensiero e con le loro opere in tutti i secoli. Rendiamo gloria a Dio, Re eterno, affinché siamo degni di trovare misericordia nel giorno del giudizio per mezzo di Cristo Gesù nostro Signore, al quale si addice ogni gloria, onore, maestà e adorazione insieme al Padre e allo Spirito santissimo e creatore di vita, ora e sempre e nei secoli dei secoli, Amen".