Il grande martire Teodoro Stratilata

Commemorato l'8 febbraio

Il grande martire Teodoro Stratilata proveniva dalla città di Euchantum. Era dotato di molti talenti e di un bell'aspetto. Per la sua carità Dio lo illuminò con la conoscenza perfetta della verità cristiana. Il coraggio del santo soldato divenne noto a molti dopo che, con l'aiuto di Dio, uccise un serpente gigante che viveva su un precipizio nei dintorni della città di Euchantum. Il serpente aveva divorato molte persone e animali, tenendo terrorizzata tutta la campagna circostante. San Teodoro, dopo essersi armato di spada e di una preghiera al Signore, lo vinse, glorificando tra il popolo il Nome di Cristo. Per il suo coraggio San Teodoro fu nominato comandante militare (stratelatos) nella città di Heracleium, dove svolse per così dire una duplice obbedienza, unendo il servizio militare ufficiale con una predicazione apostolica del Vangelo tra i pagani a lui sottoposti. La sua ardente persuasione, rafforzata dal suo personale esempio di vita cristiana, allontanò molti dai perniciosi falsi dèi. Presto quasi tutta Heracleium aveva accettato il cristianesimo. In questo periodo l'imperatore Licinio (307-324) iniziò una feroce persecuzione contro i cristiani. Volendo decapitare la nuova fede, ricorse alla persecuzione contro gli illuminati aderenti al cristianesimo, in cui vedeva non senza fondamento la minaccia fondamentale al paganesimo morente. Tra questi c'era anche San Teodoro. Lo stesso santo invitò Licinio ad Eracleio, avendogli promesso di offrire un sacrificio agli dei pagani. Per compiere questa splendida cerimonia, il santo chiese di raccogliere presso la sua casa tutte le statue d'oro e d'argento degli dei che possedevano ad Eracleio. Accecato dal suo odio per il cristianesimo, Licinio si fidava delle parole del santo. Ma le sue aspettative furono deluse: prese le statue, San Teodoro le fece a pezzi che poi distribuì ai poveri. Così svergognò la vana fede negli idoli senz'anima e letteralmente sulle schegge del paganesimo affermò le leggi della carità cristiana. San Teodoro fu arrestato e sottoposto a feroci e raffinate torture. Il testimone fu il servo di san Teodoro, san Varos, che trovò appena in sé la forza di annotare gli incredibili tormenti del suo padrone. Percependo la vicinanza della morte, san Teodoro si rivolse ancora a Dio con un'ultima preghiera, dicendo: "Signore, mi hai detto prima, io sono con te, perché ora mi abbandoni? Ecco, o Signore, come fanno le bestie feroci sono lacerato a causa tua, i miei occhi sono incornati, la mia carne lacerata di ferite, la faccia fracassata e i denti rotti, e hanno svestito le mie ossa su una croce: ricordati di me, o Signore, che ho sofferto una croce a causa di te , il ferro e il fuoco, e sono innalzato per te su chiodi: perciò accetta il mio spirito, poiché la mia vita spira». Dio però, con la sua grande misericordia, volle che la fine di san Teodoro fosse fruttuosa per coloro che gli erano vicini come fu la sua vita: guarì il corpo ammaccato del santo e lo fece scendere dalla croce, sulla quale era stato lasciato tutta la notte. Al mattino i soldati imperiali lo trovarono vivo e illeso; persuasi ai propri occhi dell'infinita potenza del Dio cristiano, proprio lì, non lontano dal luogo dell'infruttuosa esecuzione, accettarono il santo Battesimo. Così san Teodoro divenne "come un giorno di splendore" per quei pagani che abitavano nelle tenebre dell'idolatria e illuminò le loro anime "con i raggi luminosi della sua sofferenza". Non volendo sfuggire alla morte di un martire per Cristo, san Teodoro si consegnò volontariamente nelle mani di Licinio, impedendo al popolo credente in Cristo di insorgere contro l'aguzzino, con le parole: "Carissimi, fermatevi! Mio Signore Gesù Cristo, inchiodato sulla Croce, trattenne gli Angeli e non permise loro di vendicarsi della razza umana». Andando all'esecuzione, il santo martire con una sola parola aprì le porte della prigione e liberò coloro che erano rinchiusi dai loro legami. Anche le persone che toccarono la sua veste furono ristabilite del corpo, guarite all'istante dalle malattie e liberate dai demoni. Per ordine dell'imperatore, San Teodoro fu decapitato con la spada. Prima della morte per esecuzione disse a Varos: "Non trascurate di scrivere il giorno della mia morte, e mettete il mio corpo in Euchantum". Insieme a queste parole chiese una commemorazione annuale. Poi, detto "amen", piegò il collo sotto la spada. Ciò avvenne l'8 febbraio 319, di sabato, alla terza ora del giorno.

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